
GDR – PLAY BY FORUM
La missione grazie alla quale Abetorius aveva visto per la prima volta il mondo esterno si è conclusa con un successo inaspettato.
L'avventura non era risultata particolarmente gradita al tremere, che si era trovato sprovvisto della sua giovane guardia del corpo, nonchè suo unico collegamento con il mondo presente. Di ritorno al rifugio erano state molte le domande che avrebbe voluto porre alla ragazza, ma la conversazione era stata rimandata per varie cause.
C’era stato, però, il tempo di fare una richiesta davvero importante per l’anziano: la possibilità di uscire e vedere come era diventato il mondo durante il suo lungo sonno.
Amalie aveva garantito che avrebbe cercato di soddisfare la sua richiesta.
Stiamo perdendo tempo.
La richiesta stranamente era stata accolta. Quando avevo chiesto di poter accompagnare Abetorius fuori dal rifugio non i aspettavo certo un assenso, invece stranamente erano tutti d’accordo...
La cosa mi rendeva un po’ nervosa a dire la verità, Citta del Messico non rera esattamente un posto per le gite culturali.
Mentre scendevamo verso il piano -2, Melanie mi faceva un riassunto di tutte le raccomandazioni e le informazioni che mi aveva dato. Facemmo un veloce check di tutto l’equipaggiamento (in totale uno zaino e due valigette). Tutto era in ordine.
Mi accompagnò fino alla porta della camera e mi salutò con un bacio sulla fronte prima di lasciare la sua valigetta e andarsene. Mi chiedevo Abetorius avesse sentito la presenza soffocante della sua aura.
Entrai nella stanza e preparai tutto come la volta precedente, bagno compreso. Questa volta poggiai sul tavolo anche una bustina di plastica con un chip metallico e un cambio di vestiti (se mai avesse voluto usufruirne), poi mi sedetti e aspettai il suo risveglio revisionando uno degli itinerari possibili sul tablet.
Ero molto preoccupata per il possibile svolgimento della nottata, perché se da un lato il gouhl teneva a bada Leopoldo e Melanie mi aveva aiutato a organizzare le cose: non avevo nessuno che potesse tenere a bada un’eventuale intervento di Goratrix. Continuai a scorrere le pagine mentre rimuginavo preoccupata.
"Lunga Notte Amalie" disse Abetorius destandosi dal letto.
Aveva notato con piacere che il bagno nella stanza a fianco era stato già preparato.
Con gesto deciso, ma pudico prese puliti i vestiti lasciati dalla Tzimisce.
"Sei impeccabile Amalie" disse con uno sguardo di gratitudine e si avviò verso il bagno e chiuse la porta.
Mi hanno concesso di uscire, evidentemente il Sabbath ha un controllo pressochè capillare qui e non temono intrusioni da parte di altri. Quindi non avrò modo di mettermi in contatto con il mio Clan... per adesso. Poco male! Approfitterò di questa occasione per imparare quante più cose possibili su questo mondo: se c'è una cosa che sto notando è che in questa Era tutto e tutti corrono... tanto... troppo. La cosa mi affascina.
Una volta lavato e sistemato, uscì dal bagno mentre si infilava al dito l'anello con il suo sigillo, unico oggetto che oramai lo legava al suo lontano passato.
"Amalie, cosa è questo? Non mi sembra un ninnolo o una parte di un abito" disse indicando la busta con il chip.
"Inoltre, credo che ci potrebbero fare comodo degli Hyperion, cioè, volevo dire Dollari".
"Lunga notte" risposi piegando appena il capo, era un saluto abbastanza non sense nel sabbat, visto che la durata media della vita era di 25-30 anni, ma non era il tipo di problemi che volevo pormi quella sera. Il suo complimento sulla mia impeccabilità mi lasciò molto soddisfatta, non ero abituata a ricevere complimenti, solo constatazioni (generalmente abbastanza rudi).
Quando tornò dal bagno notai che i capelli andavano sistemati nuovamente, logico vista la potenza del suo sangue. Seguii il suo sguardo fino al chip e per un momento esitai.
"Quello è il suo lasciapassare per poter uscire da qui questa sera, è un chip di geolocalizzazione" dissi prima di spiegare meglio "Funziona come un piccolo tablet in miniatura che mi dice dove è costantemente, è una misura che mi hanno imposto di adottare nel caso di un tentativo di fuga, di un tentativo di rapimento o nel caso incappassimo nei cacciatori o nei criminali, se dovessimo separarci saprò dove si trova. Sono costretta a metterglielo sottopelle se vole uscire" spiegai con calma guardandolo negli occhi: mai temere di dire la verità, a qualunque costo, la verità è l'unica effettiva arma che abbiamo.
"Per i soldi non s i deve preoccupare, li ho in svariati formati, ormai la moneta sta perdendo valore, ma avremo tempo di approfondire anche questo discorso" dissi alzandomi per versare il sangue nei calici.
Gli porsi il suo poi osservai attentamente il suo abbigliamento, aveva dei gusti veramente strani dal mio punto di vista, ma non ero pagata per giudicare certe inutilità. Mentre aspettavo una risposta mi concentrai e cominciai a modellare la tuta, dovevo adattare il mio vestiario al suo, ma rimanere nel mio ruolo di guardia del corpo: dalla carne della tuta si formarono una camicia morbida e dei pantaloni dal taglio semplice e lineare, non troppo aderenti, una giacca completava il quadro e copriva le fondine ascellari, le armi alla cintura erano, invece ben visibili, stivali dal taglio quasi militare si definirono e chiusero poco sotto il mio ginocchio, sicuramente si capiva che ero una guardia del corpo. "Preferisce che cambi aspetto o poso tenere il mio?" chiesi mentre tornavo seduta.
"Ah insomma questo piccolo gingillo non è altro che una spia, un controllore" asserì quasi con soddisfazione il mago "ai miei tempi si faceva lo stesso con gli ospiti di riguardo o con i prigionieri, ma si usavano spie, informatori, milizie... ed ora tutto questo si può fare con un oggettino più piccolo di una moneta".
Il Tremere sembrava quasi soddisfatto e per nulla preoccupato all'idea di usare provare quel "chip". Anzi il suo sguardo attento e curioso sembrava bramoso di apprenderne la conoscenza dietro, nella sua mente il piccolo oggetto veniva come copiato su un foglio e sezionato in parti.
Tutto normale. Non potevo aspettarmi un trattamento diverso. Dopotutto avrei fatto lo stesso!
Abetorius scosse la testa e tornò a focalizzarsi su Amalie. Il suo vestiario, il suo stile mantenevano quell'aria belligerante agli occhi del Tremere, ma poco importava, bastava che fosserò funzionali e che non dessero nell'occhio. Lui vestiva una giacca blu, un maglioncino, una camica, dei jeans e delle scarpe da ginnastica e si chiedeva se quello fosse un vestiario "adeguato".
Prese il calice lasciato da Amalie e ne bevve un sorso per poi appoggiarlo sul tavolo.
"Mantieni pure il tuo aspetto" fece una pausa " A proposito, sono adeguato?" chiede indicando a mani aperte i vestiti.
Guardo i miei vestiti, ma penso alle tasche: che diavolo vuole dire che la moneta ha perso valore?!
Questo è un aspetto che devo approfondire.
Il denaro è potere, come la conoscenza e sapere muovere il denaro vuole dire aver la capacità di controllare interi popoli. Di questo ne sono certo: lo si faceva 1000 anni or sono, lo si fa anche oggi. Una delle poche costanti dell'uomo. La ricerca del potere.
Annuii guardandolo "Ha le stesse comodità di un informatore o una spia, ma non è inaffidabile, non sbaglia e non puo essere comprato da altri, non parla nemmeno" preferivo di gram lunga affidarmi alle macchine che agli esseri umani. Lo osservai curiosa mentre analizzava il suo vestiario, dal mio punto di vista si stava facendo problemi inutili "Aveva chiesto qualcosa di raffinato, ma mon troppo costoso o esageratamente elegante, così da l'idea di un giovane uomo d’affari con buon gusto nel vestire, ma avrebbe potuto chiedermi anche una tonaca nera da prete, l'avrei procurata ugualmente, il modo in cui decide di vestire non è un problema. Comunque si, non da molto nell’occhio, ha un taglio molto moderno" mi alzai e gli feci segno di sedersi, presi la bustina e la aprii, rovesciandone il contenuto nella mia mano, il chip effettivamente non era più grande di una moneta, ma era molto più leggero. Lo bloccai tra indice e medio, "Chiedo scusa".
Gli presi una spalla e premetti le dita sotto la gola, all'incrocio delle clavicole, il mio arto scivolò facilmente all'interno della sua cassa toracica, toccando gli archi costali con le nocche mentre li contava.
Terzo arco costale, aorta, atrio destro.
Applicai il chip allinterno dellatrio, nella parte superiore: sarebbe stato impossibile rimuoverlo senza un intervento a cuore aperto.
Ritirai il braccio liberandolo dallintrusione, "Spero sia stato indolore", Melanie ci avrebbe messo molto meno, sicuramente. Mi risistemai la manica e presi una carta di credito dal portafoglio "Credo che il mio commento sul denaro labbia confusa" dissi mostrando la piccola card di plastica "Or,ai il denaro materiale è sempre meno usato, si preferisce pagare con aueste, sono come delle memorie tascabili di quanti aoldi sono stati guadagnati da una persona, oggi il denaro si stanavviando a essere un flusso di informazioni che passa da un dispositivo ad un altro, ovviamente non ha perso il suo valore, è ancora sinonimo di potere, tutto ha un prezzo al giorno d’oggi, anche le vite umane".
Presi il tablet e mostrai l’itinerario "Città del Messico non è esattamente un buon posto per il turismo culturale, ma pensavo potesse farle piacere pregare in una chiesa vera" dissi spostando gli occhi sul piccolo angolo della stanza dedicato all’adorazione di Cristo "Di chiese ce ne sono molte" dissi aspettando il responso.
"Più delicata della lama di una Assamita" disse Abetorius "e mi auguro che una volta rientrati mi verrà tolta con lo stesso tatto".
Mentre il mago si avvicinava al tablet per guardare i possibili luoghi da visitare, il suo occhio si mosse verso la carta di credito nelle mani di Amalie.
"E come sempre trasparente nella definizione di queste "carte": sono come le note di credito che usavano fare Templari o banchieri per i facoltosi mercanti che viaggiavano: meno soldi in giro, più sicurezza per il portatore".
Devo assolutamente impratichirmi di queste nuove tecnologie: denaro e conoscenza sono le chiavi del potere... essere fuori da queste dinamiche è inaccettabile!
Abetorius guardò il tablet di Amalie, cercava un luogo di preghiera, aveva bisogno di meditare, pregare... e di conoscere. L'occhio cadde sulla "Catedral Metropolitana de la Asunción de la Santissima Virgen Marìa a los cielos de la Ciudad de México" ed il dito puntò la meta.
"Sento il bisogno di pregare e questa mi sembra una cattedrale ... certo sono decisamente poco parchi nella scelta del nome questi ispanici" sogghignò.
Il Tremere si sistemò la giacca e fece due passi verso l'escita, poi si voltò e si rivolse alla ragazza, mentre con la mano face un gesto accomodante verso la porta "Ti prego di farmi strada e se poi sarà possibile mi piacerebbe vedere i luoghi del popolo di questo Messico: bazar, taverne... o quello che avete in questa epoca..." fece una pausa"...e poi c'erano quegli abiti e quel bastone che mi avevi fatto vedere al mio risveglio".
La verità è che sono quasi emozionato, ma il giovane Tremere che è in me deve calmarsi. Questa è un'occasione per ampliare la mia conoscenza e non so quante altre me ne saranno concesse. Se vuoi conoscere un popolo non c'è luogo migliore che osservarne mercato.
Annuii "Non ne dubiti".
Mi sporsi a guardare la nostra meta: insomma, aveva scelto un posto piccolo, discreto, raccolto e affatto famoso; la cattedrale di città del Messico era uno degli edifici più imponenti della città e delle zone limitrofe. Annuii e picchiettai con le dita sul telefono finche google maps non mi tracciò l’itinerario in macchina. Rifeci i bagagli, misi in tasca il portafoglio poi aprii la porta avvicinando l’occhio e l’indice al lettore.
"Ci hanno lasciato una macchina, per stasera questi saranno i suoi documenti" dissi passandogli un portafogli nero con dentro una carta d'identità "Lei si chiama Mark, io mi chiamo Christine" dissi mentre percorrevamo il corridoio futuristico e arrivavamo all’ascensore. Mentre attraversavamo il laboratorio futuristico e arrivavamo alla macchina gli spiegai la necessità dei documenti falsi, cercai di riassumere tutte le principali regole sociali di comportamento e costume e gli dissi che avrei potuto fare da traduttrice in qualsiasi momento, anche se avesse solo voluto sapere di cosa parlavano le persone che ci saremo trovati intorno.
Durante il viaggio in macchina fui abbastanza silenziosa, gli lasciai la possibilità di osservare il mondo circostante: le luci dei locali, le persone che bevevano e ballavano in strada, gruppi di ragazzi che litigavano o ridevano, famiglie che rientravano da una serata fuori...
Arrivati alla cattedrale usai una chiave universale e un pass speciale per entrare senza far suonare gli allarmi, entrammo da una porticina laterale. La cattedrale era immensa, quasi pacchiana, ma mi incuteva un certo timore, per rispetto bagnai una mano nell’acqua santa e mi feci il segno della croce. "Si senta pure libero di pregare come preferisce" dissi facendo un cenno verso l’altare "Io sarò come invisibile, la mia presenza non sarà di disturbo" dissi guardandomi intorno, osservano i dettagli architettonici.
"Grazie, non temere non mi allontanerò molto." e cosi dicendo entrò, facendosi anch'egli il segno della croce con l'acqua benedetta.
Il mago si prese un po di tempo per osservare la chiesa, girarne gli interni, osservare le navate, le colonne e gli archi che si stagliavano alti verso il cielo, era tutto cosi bianco, tranne le nicchie e le navate e l'Altare dei Re, quelli erano ricchi di ori e stucchi... gli ricordavano Bisanzio, gli ricordavano "casa". Si sorprese nel vedere che il sacerdote officiava di fronte alla folla e non più sul pulpito.
Passando per le navate trovo vari cartelli e apprese della presenza in quel luogo di altri culti e popoli prima dell'arrivo degli Spagnoli.
Probabilmente indicazioni per i pellegrini... o quelli che loro chiamano turisti. Quindi questo era un luogo pagano, come ce ne erano tanti ancora al mio tempo, e via via sono stati convertiti. Il tempo, che concetto fluido ed effimero: ora siamo cattedrali di pietra e tra mille anni non siamo che granelli di sabbia.
Il mago si diresse verso l'abside, con fare naturale prese l'incensiere, un esca di carboncino e dell'incenso.
Poi si avvio nelle prime file, schioccò le dita ed una piccola scintilla cadde, leggera come una foglia, sul carboncino, avviando la combustione.
La luce della luna filtrava dalle alte vetrate illuminando il volto del Tremere,in ginocchio, che pregava ed i fumi dell'incensiere, che si levavano come onde grigiastre.
Abetorius si accorse con piacere che Amalie ne aveva messo uno nella tasca della giacca.
Sommessamente si prese il tempo per fare un rosario.
I suoi pensieri andavano alla visione che continuava a seguitarlo nel sonno. La sua allieva, gli Assamiti, le fiamme... e quel ragazzo: chi era Iohanneus?
Più pregava Dio di guidarlo, più si rendeva conto che forse quel Malkavian avrebbe potuto dargli delle risposte.
Finito di pregare, si alzò, fece il segno della croce e mostrando il rosario ad Amalie.
"Bene Ama... Christine, ti ringrazio per avermi portato qui e per il rosario in tasca. Ora direi che potremmo vedere altro. Il mercato... o qualcosa di simile, se non erro, a tua discrezione".
I miei passi si fecero più silenziosi del solito, il mio respiro cessò di esistere e la mia figura sparì tra le ombre delle navate laterali.
Mentre si sistemava per pregare lo osservai, i suoi grsti erano pregni di sacralità, come se si sentisse quasi in soggezione davanti alla sua divinità. Per un attimo distolsi lo sguardo da lui e lo portai sul cadavere martoriato appeso alla croce che sovrastava l’altare. Lo avevano usato, tradito, torturato, ucciso, odiato... eppure quel viso non sembrava affatto arrabbiato, solo comprensivo, come se - anche in un momento doloroso come la crocifissione - lui stesse scusando tutti, i suoi occhi socchiusi sembravano dire "Vi capisco, lo sapevo. Non è colpa vostra".
Ma di chi poteva essere la colpa se non loro? Loro che lo avevano tradito, loro che non avevano capito.
Tornai a guardare Abetorius.
Studiai attentamente il suo viso mentre era assorto in preghiera, sembrava così sereno. Da dove veniva tutta quella fiducia? Quella assurda convinzione che un essere dubbio anche nella sua esistenza poteva risolvere problemi tangibili?
Come era possibile mantenere una fede così pura dopo essere stati trascinati nella parte oscura della vita?
Distolsi lo sguardo.
I miei passi mi allontanarono dal mago, cominciai a vagare per la navata destra, osservando le decorazioni, i dipinti.
Anche Melanie aveva avuto la mia stessa fede? Anche per lei questa si fera miseramente sbriciolata ben prima dell’abbraccio?
Che ruolo aveva veramente Melanie in tutto quel casino?
I miei passi si arrestarono davanti al gabbiotto del confessionale. Sulla parte frontale cera una statuina della madonna che recava il figlio morto tra le braccia, il suo volto ostentava serenità, ma una piccola goccia di umidità si era imperlata vicino a un occhio, facendo cadere tutta la recita e rendendo la santa vergine maria solo una donna in lacrime che ha perso suo figlio.
Eppure lo sapeva, Maria aveva sempre saputo quale fosse il destino di Gesù.
Anche Melanie sapeva qual era il suo destino, perché aveva combattuto contro di esso anziché semplicemente arrendersi e passare la palla?
Perché Maria mon aveva combattuto per il figlio?
Contro cosa aveva combattuto Melanie? Perché aveva deciso di salvarmi?
Lentamente allungai una mano verso il viso di porcellana e con delicatezza, la migliore che riuscii a trovare, asciugai quella gocciolina d'acqua.
Melanie mi sembrava un po’ come quella madonna, schiava di un destino che non aveva scelto, costretta da un potere superiore ad accettare la sua sorte, nessuna consolazione se non frasi incomprensibili che potevano essere interpretate in troppi modi... la sicurezza di essere parte di un qualcosa di più grande di lei e la certezza della propria morte appesa sopra testa.
Questa volta furono le mie ciglia a imperlarsi appena, tingendosi di una sfumatura rosata.
L’odore dell’incenso era forte.
Da quante cose Melanie stava cercando di proteggermi? Quanto si stava sacrificando per allontanarmi da quel destino che avrebbe portato alla morte anche me?
Mi resi improvvisa conto di quanto peso lei avesse nella mia vita, di quanto lei fosse effettivamente l'unica persona in cui potevo riporre la mia fiducia.
La mia mano sfiorò la tendina rossa del confessionale: quanto avevo sbagliato credendo di essere nel giusto? Quanta sofferenza le avevo addossato?
Era così ironico... ero sempre stata convinta di essere nel giusto, ma quanti peccati dovevo confessare? Quante storie mi ero raccontata per far aderire la realtà a quello che io avevo deciso questa dovesse essere?
La voce di Abetorius mi riportò sull’attenti in una frazione di secondo. Mi allontanai repentinamente dalla statua, infilando la mano in tasca. Per un attimo non riuscii a guardarlo, serrai semplicemente i denti, cercando di riassorbire la lacrima il più velocemente possibile. Annuii e solo dopo una manciata di secondi riuscii a guardarlo di nuovo.
Tutto sembrava tornato alla normalità.
"Il mercato? Il luogo di incontro dove la gente compra, vende e si incontra?" di notte i mercatini erano chiusi a meno che non ci fosse qualche fiera particolare, i centri commerciali, invece, potevano essere un’esperienza davvero chiassosa.
"Non so cosa ci sia a quest’ora di notte, preferisce un mercato più simile a quello che ricorda o un moderno centro per gli acquisti?"
Mi aveva visto? Se sì, quanto aveva visto? E di questo cosa aveva capito?
Era rimasto lì qualche secondo ad osservarla, non lo aveva fatto con malizia o con desiderio di spiarla: semplicemente si era alzato e l'aveva colta nei suoi pensieri, nei suoi tormenti.
Erano stati non più di pochi secondi, ma Abetorius aveva fatto in tempo a vederla lì, con la lacrima che scendeva, mentre osservava la Vergine e mentre ritraeva la mano in tasca.
Il mercato può aspettare. Lei ha bisogno di... di umanità. E forse potrei anche ottenere...
Lo sguardo della Madonna incrociò quello di Abetorius. Un brivido, poi la sensazione di starla deludendo con il suo opportunismo. Poco dopo la sensazione di delusione lasciò il passo a qualcos'altro: lo stregone sentiva in lui risvegliarsi qualcosa di antico, qualcosa di umano. La testa fece un leggero scatto, mossa da profonda compassione, lo sguardo si fece apprensivo.
"Ama il prossimo tuo come te stesso", ma prima che tuo Figlio lo dicesse al Mondo, Tu lo sapevi già: perchè sei una madre.
Ogni tanto ognuno di noi, dopotutto, ha bisogno del calore di una Madre, vero? - pensò il Tremere, rivolgendosi alla statua.
Era li, ancora con il rosario in mano, in silenzio, a guardare pensieroso Amalie. Vedeva la luce della Luna che filtrava sopra i capelli di lei e sopra la Madonna, mentre la Tzimisce teneva il volto nel buio proiettato dalle colonne. Sapeva che Amalie stava cercando di trattenersi, sapeva che la aveva pizzicata nel bel mezzo dei suoi pensieri.
Abetorius fece un paio di passi verso Amalie, si chinò leggermente verso di lei e le mise delicatamente tra le mani il rosario e un fazzoletto pulito per le lacrime.
"Grazie Amalie, ho molto apprezzato il gesto".
Poi la guardò negli occhi, con la dolcezza di un padre che guarda i propri figli, con un barlume di umanità, di gentilezza.
"Non volevo disturbarti, però ti ho visto e... bhe pensavo che forse volevi o avevi bisogno di parlare un po". - disse mentre lo sguardo si spostava sulla statua di Maria e sul confessionale in legno.
Poi il mago continuò. "Qui non ci sono Clan, Camarilla, Sabbat. Qui ci siamo solo noi due e Lei". (ndr: la Vergine Maria)
Lo fissai soppesando le sue parole, mi stava prendendo in giro?
I miei occhi scrutarono i suoi, era in momenti come quello che rimpiange o di non poter guardare direttamente l'anima del mio interlocutore. Lui rimaneva li, tranquillo, mi osservava, rimaneva nel riquadro di tenue luce lunare tra una colonna e l'altra, mentre io rimanevo con il viso in ombra.
Passarono abbastanza secondi da farmi sentire il sangue che si coagulava tra le ciglia.
Strinsi le dita intorno al fazzoletto, serrai appena le labbra mentre mi concentravo. Lentamente, in un’altra manciata di secondi, la lacrima scarlatta venne riassorbita dalla mia pelle.
"Grazie... preferisco non sporcare un fazzoletto pulito per questo" dissi quando mi sentii abbastanza sicura di me per parlare. Abbassai gli occhi sul rosario, passando lentamente il pollice sulla croce prima di porgerglielo nuovamente.
Non potevo affidarmi a quel tipo di dio, non era proprio qualcosa che poteva rientrare nella mia vita.
Mi girai di muovo verso la Madonna.
Perché mai un essere che si lordava del sangue di migliaia di vittime avrebbe dovuto essere perdonato? Da chi poi? Perché mai qualcuno avrebbe dovuto voler ascoltare?
Solo per farsi beffe della mia disfatta.
Come quell’odiosa luna che mi fissava ridendo mentre la sua luce argentata picchiettava sulle dune del deserto afgano.
Lo guardai di nuovo.
Studiai di muovo il suo viso. La sua espressione.
Cosa sperava di ottenere chiedendomi una cosa simile?
Perché mai avrebbe dovuto interessargli un simile argomento?
"Parlare... di cosa?".
L’unica cosa che avevo mai conosciuto nella vita era l'impegno, non c’era un premio, ne un riconoscimento, io non ero una persona: ero una mano esecutrice senza nome e senza volto, una pedina sostituibile, anche se facevo parte di una delle migliori pedine sulla scacchiera.
Nessuno mi aveva mai dato un briciolo di comprensione.
...
Anche se... forse sbagliavo.
Quella notte, in Afghanistan... quando Hedje mi aveva accolto nel suo rifugio, mi aveva offerto un pasto e una spalla...
La sera che Melanie mi aveva tolto il cuore perché nessuno potesse uccidermi...
Erano davvero stati solo atti opportunistici? O celavano uno strano affetto che non avevo voluto vedere?
"Perché mi stai offrendo una confessione?" il mio sguardo e la mia voce ostentavano una durezza che non sembrava troppo sicura nemmeno alle mie stesse orecchie, ero sospettosa - certo che lo ero - eppure c’era qualcosa che non mi convinceva. Era stupido, troppo umano o schifosamente furbo?
"Cosa vorresti sentirmi dire?" ormai non usavo più la terza persona, se non c’erano schieramenti, non c'erano differenze. Potevamo davvero essere solo due persone?
Non avevo mai visto quell’espressione nemmeno sulla faccia di mio padre.
La mia ultima domanda, sebbene avesse la pretesa di suonare sospettosa e provocatoria, mi era sembrata insicura, quasi esitante...
Non si fida, prevedibile.
Chi si fiderebbe di uno come me? Sono un mostro. Siamo (noi Tremere) mostri: per anni li abbiamo braccati e spremuti per i nostri esperimenti. Anni di lotte per ottenere l’immortalità e dopo, anni di lotte per farci accettare; anni di complotti.
Tanti anni, Troppi.
Quanti morti Abetorius?
Tanti morti, Troppi.
Chi mai laverà i tuoi peccati?
Nessuno, e questo lo sai.
Sono dannato, ma se c’è un dono che Dio mi ha lasciato è quello di allietare l’animo altrui con la Sua Parola.
Si, Dio mi ha donato l’umanità in questa non vita, la Fede.
Non puoi salvare te stesso, e forse nemmeno lo vuoi… ma puoi salvare gli altri.
Sebbene le sue intenzioni fossero umane aveva colto la leggera differenza nel tono della Tzimisce nell’ultima frase. Forse c’era una possibilità. Abetorius prese il fazzoletto e poi con entrambe le mani chiuse la mano di Amalie, lasciandole in mano il rosario..
“Tienilo tu, sarei felice se lo accettassi”.
Il mago a quel punto rizzò la schiena, lasciando ad Amalie il suo spazio. Non voleva metterla in ulteriore disagio, ma nemmeno apparire falso come un mercante italiano.
“Ti ho visto cosi pensierosa, afflitta e che parlavi, se così possiamo dire, con Lei” indicando la Madonna “E ho pensavo che forse avessi il bisogno di sfogarti. Quindi alla prima domanda la risposta credo che sia: di ciò che ti turba”.
“Offrirti una confessione? Forse, questo dipende da quello che mi vorrai dire, ma comprendo la tua diffidenza. Dopotutto sono un perfetto sconosciuto… dopotutto sono un Tremere: esseri infidi, che pensano solo a complottare. O almeno immagino che questo è quello che hai sempre sentito dire su di noi.” Sospirò con rammarico.
Abetorius si voltò ed avanzò verso l’ombra della colonna successiva, fermandosi appena prima, rimanendo sotto la luce della Luna e dando le spalle ad Amalie.
“Probabilmente stai già pensando che ho dei piani, delle trame da tessere, che voglio usarti… ma non è così. In questo momento non ho bisogno di fare il gioco delle parti… di fare il politico. Volevo solo offrire conforto, a chi ne può ancora ricevere”.
Poi Abetorius sposto leggermente la testa verso destra, come se indicasse la Madonna “Lei ha portato la Croce più grande di tutti: una madre che ha avuto nel silenzio il suo unico confessore. Senza folle, senza adepti, senza più nessuno… solo il silenzio” fece una pausa “Nessuno merita un tale fardello, nessuno merita di portare dentro tanto dolore, sia esso umano o cainita… quindi per rispondere alla terza domanda: vorrei vedere il macigno che ti porti dentro per dividerne il peso.”
Lo stregone fece un passo nell’ombra.
“Se vorrai ovviamente”.
Strinsi il rosario, girandomi a guardare la sua figura che svaniva tra le ombre proiettate lungo la navata.
"Questo è quello che ho sentito dire su tutti noi. Siamo tutti esseri schifosamente falsi, manipolatori ed egoisti, tutti i vampiri, nessuno escluso. Forse abbiamo qualche differenza nelle discipline che possiamo usare, ma ammettiamolo: non siamo altro che umani con un po' meno paura della morte, sempre che sia vero" guardai le perle raccolte nel mio palmo e la loro tenue iridescenza "Non è così? Alla fine cosa cambia tra uno tzimisce e un tremere? Cosa?" guardai di nuovo lui "Ci avete braccato e trucidato per anni, ma i Demoni sono davvero tanto meglio degli stregoni? Hanno schiavizzato con il sangue famiglie intere, facendo passare il legame anche attraverso il latte materno: è meno disgustoso di un omicidio di massa?" alzai le spalle "E quante differenze ci sono tra me e te?" avanzai fino ad essere completamente esposta alla luce della luna "L'esperienza? L'età? Niente di diverso rispetto alle differenze che un giovane umano vanta verso il suo maestro. Ti ho visto privare gente del sangue, niente di diverso da quello che Melanie fa con vicissitudine. Hai fede e io no? Per tanti umani è così..." avanzai ancora fino ad essere di nuovo nell'ombra "Non siete niente di diverso da quello che eravate. Mi rifiuto di prendere sulle mie spalle un conflitto che non ha ne capo ne coda, ti sei scontrato con Mekhet? Non sono fatti miei, non ho chiesto io di diventare ciò che sono ora e non mi interessa cosa hanno fatto quelli prima di me" mi fermai di fronte a lui, alzai lo sguardo per poterlo guardare negli occhi nonostante la differenza di altezza "Complottate voi, complottano i Lasombra, i Ventrue, gli Tzimisce, i Toreador... che differenze ci sono?".
Il mio tono aveva una vaga nota si esasperazione. Quel gioco delle parti mi sembrava tanto stupido quanto inutile.
Lo guardavo.
Non ero brava a esprimere ciò che avevo per la testa, ma speravo di aver trasmesso almeno il concetto generale.
Con Melanie non avrei mai dovuto sforzarmi: lei sapeva... lei capiva.
Ma quella convinzione... quella sicurezza nel fatto che tutti mi avessero parlato male solo dei tremere.
Uccidevo a sangue freddo da quando avevo circa quattordici anni.
Non avevo bisogno di nessuno a dirmi quanto facessero schifo i vampiri.
Ma io? Ero davvero meglio di loro? E Melanie?
Lei agiva come loro, ma nel mio interesse... questo la rendeva migliore?
Sibilai appena tra i denti il mio disappunto, rilassai la mano che stringeva la collana, sentendo le pietruzze cozzare appena tra loro.
"Anche avessi qualche piano che pensi di poter attuare... non vedo cosa potresti trovarci di utile in una mia confessione".
Arretrai di qualche passo, cercando di ricompormi un minimo, detestavo quando la mia rabbia si infiltrava così tra le mie parole, erodendo lentamente il mio autocontrollo.
Tornai a passeggiare fino a trovarmi nella pozza di luce successiva.
"Maria sembra sempre così composta, così serena, ma una sola lacrima aggiunta su quel viso rivela una sofferenza straziante. Ho visto quella statuina e mi è venuto in mente di come le persone capiscano solo quello che vogliono capire. Non ho mai studiato i testi sacri del cristianesimo così approfonditamente, ma... Maria è sempre stata sola" mi girai a guardarlo, forse non riuscivo a far capire il punto del problema "Nessuno le ha mai chiesto se lei avesse voglia di fare quello che ha fatto, nessuno le è mai stato vicino... tutti hanno solo pensato che a lei andava bene e che lei era pura, vergine, santa e tutte quelle cose... ma lei non era altro che una bambina, era una ragazza e si è trovata schiava di un destino che non voleva" mi girai verso il quadro appeso alla parete alle mie spalle, la via crucis. Mi stavo sforzando di mantenere un tono neutro e essenziale, ma vari tipi di emozioni nella mia voce erano più che tangibili.
Il silenzio si protrasse per qualche secondo, forse una decina.
Mi sembrava quasi di vedere Melanie scervellarsi per capire come farci uscire indenni da quella situazione... mi chiedevo perché non mi avesse ucciso.
Vedevo il suo viso mentre mi picchiava brutalmente durante le simulazioni di combattimento e ogni tanto mi sembrava di notare un'ombra di rammarico o di tristezza.
Quasi venti secondi di silenzio.
Prima che potesse chiedere qualcosa ricominciai a parlare.
"Anche Melanie è stata nella stessa situazione" nel pronunciare il suo nome un tremito percorse la mia voce.
Abbassai gli occhi davanti al quadro e gli diedi le spalle, poggiandomi alla paratia che separava il piccolo spazio dall'effettiva navata.
"Melanie avrebbe potuto semplicemente passarmi la palla e andare al martirio come tutte le altre volte, invece mi ha salvato la vita" lo guardai di nuovo "Si è ribellata, ha trovato una scappatoia dal destino che le era stato imposto... e io ho sempre dato per scontato che qualunque cosa fosse stata le andasse bene" ripresi fiato stringendomi nelle spalle "Ho dato per scontato che lei lo facesse con un secondo fine o scemenze simili. Non mi sono mai chiesta quanto dolore abbia sopportato nella sua vita, ne se la sua decisione di salvarmi abbia influito positivamente o negativamente... non mi sono mai chiesta cosa voglia dire per lei avere a che fare con me tutti i gior-... le notti. Ho dato per scontato che fossi l'unica con dei problemi, solo perché lei è già un'anziana e io nemmeno un'ancillae" incrociai le braccia e strinsi intorno a me, come per tenermi insieme.
"Sono così diversa da quelli che hanno ignorato il dolore di Maria?" scossi il capo girandomi verso la luna "In verità... Credo di poter dire che Melanie è una delle persone più importanti della mia vita, l'unica che mi conosceva prima della morte e che ora continua a starmi vicino."
Gli lanciai un'ultima occhiata.
"Mi sono sentita così piccola e stupida" conclusi spostandomi di nuovo nell'ombra, passandogli di nuovo la palla della conversazione.
La prima perla del rosario scorse fino a fermarsi nel mio pugno.
Abetorius prese qualche secondo per analizzare tutto ciò che Amalie aveva detto.
Lei si stava sfogando ed era inutile continuare a filosofeggiare su quanto alla fine fossimo tutti uguali.
Piccola Amalie, complottiamo perchè è nella nostra natura, perchè in fondo bramiamo tutti il potere... in questo non siamo nemmeno diversi dagli uomini. Dio ci ha voluto così perché ci ha lasciato il Libero Arbitrio.
I lenti passi del mago echeggiavano nella chiesa silente, fino a fermarsi a un passo da lei. Lui illuminato dalla Luna, lei nelle tenebre.
"La differenza tra me e te è che tu hai ancora la possibilità di non vivere nel rimpianto della perdita". La voce di Abetorius era pacata, ma una nota di tristezza compagnava le ultime tre parole e a stento riuscì a trattenere una lacrima pensando alla sua Iris al disastro in Medio-Oriente.
Chissà dove é? Probabilmente è morta e l'ho persa insieme a tutto ciò che avevo.
Abetorius si riprese quasi subito da quel pensiero. Non era il momento per l'autocommiserazione, lui aveva già accettato il suo destino e ora era giusto aiutare Amalie ad accettare il suo. Glielo doveva, anche se era una Tzimisce, in fondo non era che un'anima sola.
A quel punto fece un passo avanti, e si mise a lato di Amalie, nel buio, con la mano sfiorò il rosario di Amalie, le pietruzze e la mano di lei con un movimento leggero, quasi paterno e con lo sguardo in avanti, come stesse contemplando la navata.
"Maria ha avuto un destino duro, questo è innegabile, ma alla fine dei suoi giorni non fu sola" Il Tremere voltò lo sguardo verso la Tzimisce e sorrise, poi continuò, mentre la sua mano si alzava ad indicare un altro dipinto della Via Crucis.
"Giovanni l'Evangelista, si prese cura di lei per tutta la vita, come se fosse sua madre".
Avanzò poi, tornado alla luce e voltandosi appena verso Amalie.
"Penso che anch'egli si sia fatto le tue stesse domande alla morte di Cristo, perchè alla fine è quando perdiamo chi è veramente importante che iniziamo a pensare al peso che loro portavano per noi, al loro sacrificio… quando torneremo starà a te scegliere se vivere da Giovanni Evangelista o essere un vuoto personaggio sullo sfondo della tela della vita di Melanie".
Il mago si mosse poco più avanti, verso il confessionale in legno scuro adagiato sul muro esterno della navata. La mano si appoggiò delicata sulla porticina che faceva da entrata allo spazio preposto per il sacerdote.
“Non devi sentirti, ne stupida, ne piccola Amalie Skov, ne lasciare che alcuno si permetta di dirti cose simili, perchè sei meravigliosamente più profonda di quanto voglia darlo a vedere”- si fermò un attimo- “Volevo offrirti l’ascolto di una confessione e se vorrai, io resto qui. Per quanto riguarda il tuo egoismo nei confronti di Melanie, se cosi lo vogliamo chiamare... Ego te absolvo a peccatis tuis in nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti. Amen”.
Il gesto di Abetorius fu rapido, ma solenne, il segno della croce fatto con la mano si proiettava come ombra nella luce davanti ad Amalie.
Passarono alcuni secondi di silenzio.
“Forse a te sembrerà vecchia come cosa, ma pregherò affinché tu possa liberarti del peso che ti porti, però solo tu puoi parlare con Melanie e liberarla a sua volta del fardello, ricambiarla del sacrificio che ha fatto per te”.
Aiutati che Dio, ti aiuta… questa è una cosa che molti non hanno mai capito. Tanti pregano sperando che Dio intervenga, ma Dio agisce là dove l’uomo è meritevole della sua grazia.
Abetorius entrò nel confessionale ed iniziò a pregare, in silenzio, come aveva promesso.