
GDR – PLAY BY FORUM
Alla Mansion è notte inoltrata. Ormai è passato qualche giorno dal vostro arrivo.
Un gouhl bussa alla porta della stanza di David e annuncia l'arrivo della signorina Melanie, che attende nella sala delle carte.
Quando entri la trovi seduta su un divanetto, le è stato offerto da bere.
Si alza e ti porge la mano "David..." dice prima di prendere l'ultimo sorso presente nel bicchiere.
Il suo vestiario è elegante, sui toni del beige e del crema, svariati gioielli in oro adornano la sua figura, i capelli ricci le sottolineano gli occhi e le labbra, addolcendo ancora di più il sorriso che ti rivolge.
"Cosa posso fare per te, Ermetico? Se mi hai fatto chiamare da Amalie deve essere una questione importante" dice chinando appena la testa da un lato, riesci ad avvertire una nota di divertita dolcezza nella sua voce.
Stiamo perdendo tempo.
La nivea mano dell'Ermetico carezzava la porta la maniglia coriacea
il portone della stanza delle carte,
oramai alle sue spalle.
Il Lasombra osservava i tratti della Tzimisce, risaltati da adorni aurei che accarezzavano le sue membra scure, come pece.
Il suo sguardo, ora sulle sue gote, catturando il sorriso quasi gioviale, divertito. Quel divertimento unito a quella dolcezza l'avrebbe infastidito, se non giustificato.
David appariva col suo solito vestito elegante, Lasombra, bianco e nero. Sembra quasi inutile descrivere la sua abitudine nell'esprimere al meglio (o al peggio) l'etichetta di quella che sembrava un atteggiamento tassativo del clan dei Custodi.
"Madmoiselle Melanie"
Esprimeva marcando il suo accento francese, volutamente.
"Da molto ti aspettavo, ti ringrazio per essere giunta quì, a dir poco tempestivamente. Ma andiamo oltre i convenevoli"
Le prendeva la mano. Il tocco era gelido. Esprimeva timore. Il sorriso dell'Ermetico accompagnava quel gelo, mostruoso, quasi schifoso, ma che non cessava mai d'essere elegante e fin troppo espressivo.
"Ho chiare domande da porti. La prima fra molte: secondo te a che scopo sei quì?"
La mano, ora gliela lasciava, andando a posizionarsi oltre la scrivania, sedendosi in maniera composta. Due segnali chiari ai Ghoul rimasti nella stanza. Li stava cacciando. Voleva rimanere solo con lei.
Da lì a breve,
i Ghoul l'avrebbero accontentato.
I vampiri non invecchiano, il loro aspetto viene cristallizzato al primo sorso salvifico di vitae che li sottrae alla morte... eppure David dimostrava molti meno anni del David che conoscevo, la sua espressione meno stanca probabilmente dava questa illusione, anche la scintilla meno folle nel suo sguardo e l’atteggiamento decisamente più composto conferivano alla sua intera persona un aspetto quasi diverso, più giovane e più impostato.
La sua stretta era gelida, ma di gran lunga meno sfacciata di quella del suo alter ego, il movimento fece tintinnare alcuni dei bracciali che mi adornavano il polso, un’unica nota di turchese che bilanciava il color cioccolato al latte della mia pelle e ristabiliva il giusto equilibrio. Quante cose cambiavano e quante rimanevano simili con il passare del tempo.
Lo guardai sedere dietro la scrivania e sorrisi quando non ricevetti un invito a sedermi. Con un movimento fluido lasciai scivolare il cappotto dalle spalle, che nella sua caduta cominciò a stirarsi, a rimodellarsi, a impastarsi, fin quando non potetti sedermi su una poltroncina in legno con le imbottiture in pelle. Sistemai il collo alto del maglioncino facendo tintinnare la catenina e gli "Il mio piccolo pasticcino delle nevi mi ha scritto che avete avuto un disgraziato incontro con Sascha Vykos, la vostra fuga da Lucita e la sua cricca pare sia merito suo, inoltre avete catturato un koldunista. Credo proprio di essere qui per le mie conoscenze: perché accontentarsi di ciò che sa l’allieva se puoi parlare direttamente con la maestra?" dissi sorridendo mentre poggiavo un gomito sul bracciolo della poltroncina e poggiavo lo zigomo contro il pugno chiuso "Per di più..." la mia posa si rilasso ulteriormente "... Passo molto tempo con Terzo e in questo periodo anche con Monçada, questa posizione vicino agli anziani del clan, ma anche vicina ad Amalie, mi rende più raggiungibile, ma non meno autorevole" il mio sorriso si allargo "E poi sembro molto più simpatica e ispiro molto più fiducia" dissi divertita mettendomi a giocare con la catenina.
"Mhh... ho indovinato?" chiesi osservando molto attentamente il suo viso, ogni singolo lineamento, senza mai perdere il mio sorriso.
Lo sguardo di David rimaneva impassibile, spento, quasi perduto in altri pensieri mentre Melanie discorreva quel fiume di parole così tremendamente razionale, chiaro e misurato in ogni dove. Tutto premeditato per studiare l'interlocutore. Alla parola "Maestra" rifletteva su quanto effettivamente Melanie assomigliasse alla sua allieva non tanto nell'esposizione di ciò che scorreva nei loro pensieri, che potremmo definire opposta, quanto nell'efficienza nel rispondere a una palese richiesta che l'Ermetico lasciò sospesa, quasi fumosa, in una singola domanda da cui nacque un meraviglioso fiume d'informazioni, l'efficienza razionale tipica di Amalie.
Melanie sorrideva, gioviale, sensuale, agghindata con tenere catene d'oro che la rendevano una creatura meravigliosamente oscura, quasi come se fosse una scultura africana che prendeva "non" vita, almeno agli occhi del Lasombra ben lungi dall'essere figlio di quella tremenda e orrifica pazzia che in quel momento non faceva parte di lui.
A quel David non interessava il mondo, sfruttava la politica, il suo bel faccino, il sorriso e i suoi alleati per gli scopi del proprio Clan; la sua figura era quella paragonabile a un giocatore di scacchi che provava quasi nutrimento a sacrificare ogni pedina della propria scacchiera per ingrassare la virtù di quella corona sì dolce, sì meravigliosa che era tatuata nella sua dannazione come un fine, uno scopo mostruoso così vicino alla sua natura.
L'ottica del "Blanc" et "Noir" non era visibile sotto forma di due personalità distinte che agivano inconsapevolmente, quanto nel cercare di porre indizi e strade totalmente differenti da quello che fossero nella realtà. Si faceva odiare dal Cardinale, così si fece da Lucita nell'abisso. Rifletteva proprio su quest'ultima, consapevole che la via che gli avesse posto fosse quella più vicina ai suoi scopi. Il suo "essenziale" o per meglio dire, la sintesi della sua scissione era ben visibile solo a chi nutriva profonda quanto beata devozione: l'Elegante.
David tirava indietro il capo. La sua voce, soave rispondeva a quel: "Ho indovinato?"
"Si dolce è’l tormento che in seno mi sta,
Ch’io vivo contento per cruda beltà."
"Nel ciel di bellezza s’accreschi fierezza et manchi pietà:
che sempre qual scoglio all’onda d’orgoglio mia fede sarà."
Lo sguardo su Melanie, massaggiandosi il labbro inferiore. Ora i suoi occhi cercavano quelli di lei, fissandola con quell'attenzione che fino a quel momento sembrava totalmente assente.Sembrava, per l'appunto.
"Ti ho posto una domanda, hai risposto a tutte le eventuali possibili questioni che avresti potuto pormi, Melanie. Sono sempre stato affascinato dall'efficienza della Skov, ho avuto modo di parlarle. Sedeva proprio al tuo posto, sai?"
Le mani del Lasombra ora si chiudevano, incrociandosi, lo sguardo del giovane David si sarebbe fatto più opprimente.
"Seconda domanda: ti piace così tanto sorridere?"
Era la terza domanda quella che importava. Per quanto potesse sembrare bizzarra, la seconda richiesta del Lasombra celava un significato ben preciso. La curiosità regnava sovrana in David.
Curiosità era un presupposto per la conoscenza.
Sorrisi al sentir nominare la mia piccola assassina in erba "Sono quasi sorpresa che la mia bambina sia riuscita a sedersi, chissà lo sforzo che ha dovuto fare per rilassarsi" dissi prima di ridacchiare divertita alla mia stessa battuta "La sua efficienza è lodevole, mh? Una qualità rara che pero una cacciatrice deve avere, almeno per poter rimanere fedele ai suoi obbiettivi. La strada dei cacciatori non è facile, quella dei non morti tanto meno... per conciliare le due vite serve molta efficienza" sollevai una mano e controllai lo stato delle unghie: perfettamente smaltate.
Il mio sorriso divenne accondiscendente, come se quella domanda mi avesse fatto tenerezza "Non ti piace il mio sorriso?" chiesi mentre aprivo la mano per poggiare la guancia contro il palmo "Adoro sorridere. Vedi, David, ormai ho 420 anni circa, ho perso il conto preciso da un po’, e la maggior parte di questi sono stati condivisi con il mio sire, Terzo l’Enigmista; il suo mondo è intricato, è fatto dalle più folli macchinazioni lasombra e dalla più nera deviazione tzimisce, un demone vestito di ombre e carni" accavallai lentamente le gambe, senza perdere la mia dolcezza "Sorridere rende tutto divertente, sopportabile, un sorriso maschera e impedisce che altri ti facciano domande. Oppure..." districai le gambe e raddrizzai la schiena, mi poggiai contro lo schienale e allungai ambo le mani sui braccioli, alzando il viso mentre ricambiavo il suo sguardo "... un sorriso può spingere a fare le domande giuste. Un sorriso può anche mostrare... o indirizzare" il sorriso si chiudeva, copriva i denti bianchi e si faceva più discreto, quasi timido, ma un luccichio nei miei occhi lasciava presagire che in fin dei conti il mio aspetto materno non era altro che una delle possibili forme demoniache della mia vicissitudine.
"Chi è curioso va all’inferno" dissi con un nuovo divertimento nella voce "Infatti è li che si trova tutta la gente con una cultura" risi, un riso leggero, mentre alzavo gli occhi verso il soffitto prima di riportarli nei suoi "La tua curiosità è segno della tua intelligenza, ma dubito tu mi abbia chiamato per parlare del pasticcino danese, del mio sorriso o del perché ho scelto un maglioncino piuttosto di un altro. Il tuo pallore veste di scuro e la mia anima nera è vestita di bianco, uno specchio tremendamente divertente dal punto di vista della tua filosofia blanc/noir, che alla fine è la sintesi dell’ipocrita dualità del mondo" un tintinnio, giocavo di nuovo con la catenina "Ora che ki hai testato e hai saziato la tua curiosità: cosa vuoi chiedermi davvero? Ormai siamo arrivati alla domanda numero tre, un numero che ti sta molto a cuore" il sorriso tornò aperto, in attesa della domanda definitiva, le gambe si accavallarono nell’altro verso e le unghie picchiettarono una volta ciascuna sul legno della poltroncina, come a far prendere una pausa per le parole.
Ascoltai la sottile eco, mi piaceva come effetto.
Il pensiero di quel giovane David volteggiava in un empasse continuo ove, ovunque fosse la direzione, la soluzione era sempre più distante. Quel demonico sorriso mascherava una conoscenza che andava al di là della comprensione del Lasombra. Melanie sicuramente si era lasciata sfuggire fin troppi particolari di tale supposizione e, amaramente, David ne tastava ciò che non ne era solo possibilità, ma palese certezza. Come faceva a conoscere tutte quelle sfumature di lui? Il suo più tenero dualismo che teneva con sè, stretto, come una madre stringerebbe a sè un cucciolo appena nato. La triadicità? Possibile che Adine avesse messo sul banco dei pegni le più grandi ricchezze della sua personalità quasi come se fossero alla mercè della prima voce demoniaca? O forse Amalie era stata ad informarla e, amaramente, s'era esposto più del dovuto.
Ma come?
A ciò si aggiungeva quanto accaduto poco prima con Myriad. Una connessione col clan dei Brujah. Lucita l'aveva informato, nell'abisso, su quanto Adine fosse intrappolata nel giogo del tempo stesso. E Melanie? Terzo? Amalie? Possibile che loro fossero collegati in qualche modo in questa faccenda? Domande su domande. Non vi era strada da percorrere.
L'espressione vuota di David, simile ad ogni modo a quella delle prime risposte, solo ora celava quell'impotenza di fondo dettata dalla mancanza di controllo su tale situazione.
"Perchè? Non è forse l'ineluttabilità del tempo a essere il peggior quanto miglior inferno che potessimo mai desiderare?"
Ribatteva l'Ermetico, a tutto quel fluire d'informazioni, fango da cui voleva uscirne al più presto.
"Sì, un koldunista. I doni della Koldun... Moncada m'informò quasi compiaciuto delle loro origini e del loro potere assoluto.Ti ho convocato quì per avere un chiarimento proprio su quell'individuo. La mia conoscenza a riguardo non è così ampia nel riconoscere ...'Il respiro dei vostri demoni'. Sasha e Moncada si sono incontrati molto spesso in questo periodo, sai?"
David cercava di scorgere ogni tipo d'indizio che Melanie lasciava, sempre con l'immagine di quanto successo poco prima con Myriad.
"Vorrei che tu esaminassi il koldunista. Ora è in torpore, per fortuna Amalie è stata tempestiva nel frenare quella bestia. M'è parso di scorgere qualcosa sotto i suoi piedi, vorrei comprendere cosa sia. Mi pare sia un legame con un demone. Al tempo m'è parso d'osservare una macchia cremisi accompagnata dall'Uroboro...Qualcosa di cui potresti già dirmi qualcosa?
Il Lasombra voleva conferme su quanto detto da Lucita. Non si fidava appieno di lei, ma nel caso quanto dicesse fosse vicinoal vero, allora Seattle era da far saltare per aria onde evitare che il rituale potesse completarsi (e non solo...). Il koldunista non era lì per caso, a ciò si aggiungeva la figura di Vittorio Giovanni, che David colse proprio nel momento in cui discese nell'abisso. Proprio il koldunista era in grado di contattarlo...David voleva comprendere come. Un paio di battiti di mani; un Ghoul entrava.
"Portami la bestia. Dobbiamo esaminarla"
Il Ghoul annuiva, da lì a poco sarebbe entrato col corpo del koldunista...
Il mio sorriso si aprì fino a diventare una risata divertita.
"David... L'ineluttabilità del tempo?" dissi alzandomi lentamente, la sedia si arrampicò di nuovo sulle mie spalle fino a diventare uno spolverino smanicato in cotone leggero color beige "Detto da un immortale sembra quasi una battuta di pessimo gusto. Tu non subisci il passare del tempo e così tutti quelli che ti stanno intorno, il mondo intorno a noi muore, cambia... noi rimaniamo sempre uguali, immobili... eppure non lo siamo davvero. Quello che tu pensi sia il tempo è solo un formalismo per la pace mentale di un mondo ossessionato dal controllo. Il tempo universale, quello vero, è una rete intrecciata con lo spazio, diversamente costante a seconda del punto dove ti trovi, il tempo è estremamente soggettivo... non ti è mai capitato di sentir passare ore, mentre intorno a te passano solo cinque minuti?" dissi cominciando a camminare verso la scrivania "Il tempo esiste multiple volte, al contrario del destino, che non ne esiste nemmeno una, l'unica cosa che può influenzare il destino sono le tue scelte, ancora maglio: le tue azioni" poggiai le dita sul legno, la mia espressione si addolcì, ma acquisì una nota di serietà che lasciava intendere che il discorso era serio.
Per qualche secondo lo studiai attentamente, ancora divertita, ma più seriosa, più attenta. Non ero certo lì per perdere tempo, anzi, la questione della koldun era solo un aspetto secondario per me: "Non abbiamo parlato del compenso per il mio lavoro, sono una professionista" la mia mano si alzò e una moneta in osso, larga circa quattro centimetri cominciò ad emergere dalla carne "Più che i pagamenti mi piacciono gli scambi: io aiuto te offrendoti le mie conoscenze, in cambio tu ascolti me offrendomi le tue orecchie, la tua attenzione e il tuo intelletto" su una faccia della moneta si disegnò un drago chino sotto il peso della corona, mentre sull'altra la corona serrata tra le spire del drago.
Sorrisi, poi divenni seria, non perdevo la dolcezza, ma ciò che stavo per dire era di vitale importanza "Non puoi ricordare il futuro, ma io sì; ci siamo già conosciuti, in un mondo che non era questo. Ho già vissuto tutto questo da un altro punto di vista e ora devo darti delle conoscenze che non immagini nemmeno di poter avere" lasciai cadere la moneta sul tavolo e la lasciai rotolare fino a lui, girò su se stessa qualche volta, poi rimase in perfetto equilibrio: ne un lato ne l'altro "So di Seattle, della questione Giovanni, di Trois, della tua Sire e anche di Brujah e dei suoi rapporti con l'Elegante, so quanti tempi esistono e so come usarli. Ho vissuto più tra le ombre che negli inferi e ti assicuro che ormai la posta in gioco è discretamente alta... specialmente per la tua adorata insegnante Melinda" mi sistemai i capelli, il mio tono tornava divertito e scherzoso "Ti lascerò un po' tempo per prepararti a ciò che ti dirò, poi ti mostrerò il vero volto della mia persona e di questa realtà" dissi.
Mentre aspettavo che prendesse la moneta tornai contenta, dei tagli si aprivano sulle mie mani, il sangue componeva il simbolo a me tanto caro del clan dei Demoni, un drago senz'ali che all'infinito si morde la coda in un circolo che cambia solo la sua forma, ma non la sua sostanza.
Non mi importava cosa avrebbe deciso circa la moneta, il patto era già stipulato perché ero già lì a lavorare e a parlare. Il drago composto dal mio sangue strisciò fino a trovarsi fi fronte alle sue mani, poi si acciambellò su se stesso "Noi Tzimisce non siamo nati con la stregoneria Koldun, il suo possesso è un patto che si paga con la propria anima. In un tempo che non ci interessa specificare, prima ancora che Caino nascesse, sulla Terra vi erano Demoni e spiriti maligni, combattuti con diligenza dai Garou, i figli della madre di tutti gli Spiriti, Gaia. Tra la Terra e l’Arazzo della creazione vi era l’Abisso, un posto che conosci molto molto da vicino: da qui i Demoni emergevano, poiché erano riusciti a liberarsi dai sigilli che li tenevano nelle loro prigioni. La Guerra tra i Garou e i demoni cominciò subito, perché Kupala, il più furbo e potente, era il loro peggior nemico... tuttavia, perse e venne incatenato in una prigione di roccia e sofferenza sotto i Carpazi. Molto tempo dopo: dopo Caino, dopo i la prima generazione, nacque Mekhet, l'ancestrale signore che creò il potere di Vicissitudine, lui vide Kupala in sogno e decise di liberarlo, per ottenere in cambio anche il potere della magia: lui e la progenie Yorak andarono a combattere i Garou e riuscirono a liberare Kupala. Ottenuto entrambi ciò che volevano, Kupala si fuse con la terra: è da qui che nasce il fondamentale legame tra uno Tzimisce e la sua terra natia" sorrisi mentre facevo prendere al drago delle sembianze mostruose "Utilizzare la Koldun vuol dire vendere la propria anima all'abisso. Gli Tzimisce sono convinti che ora i demoni siano i loro cagnolini domestici, ma non è così, non potrebbe mai esserlo. Guardare nell'abisso ti marchia a fondo, immagina immergertici completamente, farci sguazzare la tua anima. Vedi, Discipline come Obeha, Taumaturgia... possono essere usate per difesa, o per guarire, la Stregoneria Koldun è fatta solo per ferire, per arrecare più sofferenza possibile, nel minor numero di mosse" dei passi cominciarono ad avvicinarsi, il sangue tornò nelle mie vene e mi sistemai i capelli per apparire al meglio, il mio sorriso di nuovo stampato sulla mia faccia.
"Spero la farai finita di far finta di non prestare attenzione a ciò che accade, tra adulti si segue una certa etichetta, torna a mostrarmi quel mostruoso e gelido sorriso che esibivi poco fa: credo che il nostro ospite lo gradirà molto di più" dissi divertita mentre i gouhl sistemavano il corpo su una sedia. Affondai le mani in tasca, mi alzai lentamente e con calma arrivai di fronte alla mia vittima canticchiando un motivetto.
Che disgraziata sorte quella di cadere proprio nelle mie mani; le mie costole si aprirono lentamente, allungandosi in avanti, diventando un paio di grottesche mani. Lo fissavo, mi domandavo che diamine volesse Sascha Vykos oltre all'omicidio di Melinda e allo sfruttamento della sua inutile progenie.
Che senso poteva avere mandare un Koldunista a mischiarsi a un branco di bambini?
Quelle mani in osso affondarono nel petto dell'uomo e ne riemersero portando con loro il cuore ancora trafitto "Questo lo prendo io dolcezza, sono sicura che non ti servirà a molto" dissi mentre l'organo veniva posizionato nel mio petto e tutto si richiudeva "Delle assurdità della Fede di Monçada possiamo parlare dopo: cosa vuoi sapere esattamente da lui?" chiesi girandomi verso David con un sorriso angelico.
Quante cose dovevano ancora cambiare in quella realtà.
La mia mano si serrava sulla spalla dell'individuo e le sue carni cominciavano a fondersi con la sedia, impedendogli qualsiasi movimento comodo e rapido "Cosa vuoi che legga da dentro di lui prima di svegliarlo?".
Poco dopo quelle parole i due perceiscono il lieve abbassarsi della maniglia e l’aprirsi della porta.
Si zittirono dato l’importanza della loro conversazione, subito dopo una mano entra nella stanza in cerca di qualcosa.
Click luce accesa.
“Finalmente una presa elettrica la ho cercata ovunque” Myriad era entrato nella stanza, in cerca di una presa per ricaricare il cellulere, inconsapevole della presenza di Melanie di David e del prigioniero.
“Aspetto due minuti e si accende il telefono, cosi posso dire a Mike che fa senza andare a città del messico”
Si siede a terra dando le spalle al centro della sala, c’era un insolito silenzio a cui Myriad sembrava non far caso.
“Aaah che palle aspettare, quanto vorrei una sigaretta; ora che ci penso sono due settimane che non fumo, sono stato talmente impegnato che solo ora me ne rendo conto; a chi potrei chiederla...mha”
Non sapendo che fare estrae la pistola che aveva ancora nei pantaloni dall’ultima ripresa e se la punta alla tempia, le gambe si portano verso il petto tenute con l’altro braccio.
“Eee che fame che ho”
Te ne do atto: qualsiasi cosa tu stia cercando di suggerirmi appare ragionevole, Melanie.
David era solito fuggire dai patti, dalle tradizioni. Non si fidava nemmeno delle sue stesse ombre da quanto la sua mania di controllo fosse strenua come il puro e mero significato dell'energia stessa. Sedeva lì, accanto a quella scrivania ove era solito osservare l'Elegante, creare, generare, confabulare. Il peso di quella sedia si faceva ora pressante, come ogni singola informazione che trapelava dietro a quel sorriso demoniaco della Tzimisce.
La cosa che mi sconcerta, tuttavia, sono proprio i tuoi quattrocentoventi anni. Lo sai, il fatto che tu mi parli di tutti queste figure della scacchiera, come lo siamo del resto io e te, manipolata da millenni da chissà quali Metuselah mi fa riflettere. Tu parli in chiave scientifica, come il tuo piccolo dolcetto danese. La relatività del tempo è qualcosa di cui non ho conoscenze accademiche per poterne discutere...Ma so anche che dietro a tale relatività vi sono costanti. E le costanti sono ineluttabili. Come è ineluttabile l'empasse di fondo: o stai tremendamente giocando col fuoco, oppure stai tentando di deflagrarmi, con quel meraviglioso sorriso che ti ritrovi.
La moneta, inaspettatamente l'afferrava, accarezzandone la figura del drago che inglobava la corona.
Lo sai cosa è veramente Ineluttabile?
David la osservava alzarsi, dirigendosi verso l'essere. Canticchiava, non troppo intonata. La moneta stretta fra le dita. Si alzava.
Il legame di coloro che ci hanno preceduto. Una costante sottile, tortuosa, ma che ha posto le fondamenta del Sabbat, non importa a quale prezzo.
Avvicinandosi a lei da dietro le spalle del Lasombra strisciava un fumo d'ombra diviso in due parti, da cui s'ergevano due cerchi che via via divenivano un osso radio, il quale si allungava progressivamente in maniera curva: all'estremità di esso si formava un carpo e un metacarpo (due sfere d'ombra) dai quali fuoriuscivano delle "ossa" d'ombra, sempre curve, formando infine due ali ben distinte tra gli spazi delle ossa stesse. La testa di David diveniva pece: le orbite si allargavano, così come la mandibola. Un drago d'ombra che maestoso, meraviglioso si avvicinava alla Tzimisce, la quale aveva in mano il cuore del Koldunista. La paura e l'incertezza, data la natura mostruosa di David, mutava in profonda quanto sadica ispirazionem che lo conducevano a produrre tale figura draconide.
Il drago d'ombra si avvicinava al volto di Melanie, così gli artigli delle zampe vicino al suo collo. Le ali avvolgevano i due, così come le falangi della mano nivea e gelida del Lasombra. David avrebbe stretto quella presa al collo della Tzimisce, non di certo per minacciarla, mormorando lievemente:
Io ti disprezzo, Melanie, nella misura in cui potrei quasi innamorarmi della tua conoscenza e della tua sfacciataggine. Qualsiasi cosa tu mi dirai, le mie orecchie ascolteranno. Ma un'altrettanta cosa è ineluttabile: più sarà la tua parola sarà sincera, più mi darai il potere per plasmarla, alterarla, modificarla.
David lanciava la moneta in aria. Le ombre attorno a loro via via andavano a circondare le loro figure, coprendoli. Una corona d'ombra, fumante, sotto i loro piedi. Il volto del giovane Lasombra, le sue labbra, avrebbero quasi sfiorato quelle della Tzimisce, bisbigliando:
"Per favore, fatti dire dal nostro Demon-Scout-Wanna-Be, perchè lui e altre due teste di cazzo stanno cercando di evocare quel fottuto spirito del sangue. Potrei quasi supportare la loro causa, a patto che mi dicano come contattare il Giovanni. Lui sa come. Comunicagli che fornisco sempre delle scelte, del resto"
David avrebbe ripreso la moneta al volo tra l'indice e il pollice, per poi avvicinarla alle labbra di Melanie, appoggiandola su di esse. Da lì a poco un bacio avrebbe sfiorato la stessa moneta, seguita da un ultimo sussurro:
"Credo tu abbia appena fatto scacco alla regina, ma siamo ancora in gioco, Tzimisce"
David le sorrideva.
La luce si accendeva.
Quell'idillio d'ombra spariva letteralmente in un istante. La mano attorno al collo di Melanie si sarebbe stretta per un tratto fino al punto da muoversi altrove.
I passi lenti, pesanti, David si avvicinava a Myriad.
"Testa di cazzo, ora dobbiamo rigirare la scena, le prese stanno al piano di sotto. Non te l'hanno detto giù? Vai da Caius, fatti dare un cappuccio e un cornetto che poi dobbiamo riprendere le riprese. Facci finire, quì"
"Te ne do atto: qualsiasi cosa tu stia cercando di suggerirmi appare ragionevole, Melanie."
David era solito fuggire dai patti, dalle tradizioni. Non si fidava nemmeno delle sue stesse ombre da quanto la sua mania di controllo fosse strenua come il puro e mero significato dell'energia stessa. Sedeva lì, accanto a quella scrivania ove era solito osservare l'Elegante, creare, generare, confabulare. Il peso di quella sedia si faceva ora pressante, come ogni singola informazione che trapelava dietro a quel sorriso demoniaco della Tzimisce.
"La cosa che mi sconcerta, tuttavia, sono proprio i tuoi quattrocentoventi anni. Lo sai, il fatto che tu mi parli di tutti queste figure della scacchiera, come lo siamo del resto io e te, manipolata da millenni da chissà quali Metuselah mi fa riflettere. Tu parli in chiave scientifica, come il tuo piccolo dolcetto danese. La relatività del tempo è qualcosa di cui non ho conoscenze accademiche per poterne discutere...Ma so anche che dietro a tale relatività vi sono costanti. E le costanti sono ineluttabili. Come è ineluttabile l'empasse di fondo: o stai tremendamente giocando col fuoco, oppure stai tentando di deflagrarmi, con quel meraviglioso sorriso che ti ritrovi."
La moneta, inaspettatamente l'afferrava, accarezzandone la figura del drago che inglobava la corona.
"Lo sai cosa è veramente Ineluttabile?"
David la osservava alzarsi, dirigendosi verso l'essere. Canticchiava, non troppo intonata. La moneta stretta fra le dita. Si alzava.
"Il legame di coloro che ci hanno preceduto. Una costante sottile, tortuosa, ma che ha posto le fondamenta del Sabbat, non importa a quale prezzo."
Avvicinandosi a lei da dietro le spalle del Lasombra strisciava un fumo d'ombra diviso in due parti, da cui s'ergevano due cerchi che via via divenivano un osso radio, il quale si allungava progressivamente in maniera curva: all'estremità di esso si formava un carpo e un metacarpo (due sfere d'ombra) dai quali fuoriuscivano delle "ossa" d'ombra, sempre curve, formando infine due ali ben distinte tra gli spazi delle ossa stesse. La testa di David diveniva pece: le orbite si allargavano, così come la mandibola. Un drago d'ombra che maestoso, meraviglioso si avvicinava alla Tzimisce, la quale aveva in mano il cuore del Koldunista. La paura e l'incertezza, data la natura mostruosa di David, mutava in profonda quanto sadica ispirazione che lo conducevano a produrre tale figura draconide.
Il drago d'ombra si avvicinava al volto di Melanie, così gli artigli delle zampe vicino al suo collo. Le ali avvolgevano i due, così come le falangi della mano nivea e gelida del Lasombra. David avrebbe stretto quella presa al collo della Tzimisce, non di certo per minacciarla, mormorando lievemente:
"Io ti disprezzo, Melanie, nella misura in cui potrei quasi innamorarmi della tua conoscenza e della tua sfacciataggine. Qualsiasi cosa tu mi dirai, le mie orecchie ascolteranno. Ma un'altrettanta cosa è ineluttabile: più la tua parola sarà sincera, più mi darai il potere per plasmarla, alterarla, modificarla."
David lanciava la moneta in aria. Le ombre attorno a loro via via andavano a circondare le loro figure, coprendoli. Una corona d'ombra, fumante, sotto i loro piedi. Il volto del giovane Lasombra, le sue labbra, avrebbero quasi sfiorato quelle della Tzimisce, bisbigliando:
"Per favore, fatti dire dal nostro Demon-Scout-Wanna-Be, perchè lui e altre due teste di cazzo stanno cercando di evocare quel fottuto spirito del sangue. Potrei quasi supportare la loro causa, a patto che mi dicano come contattare il Giovanni. Lui sa come. Comunicagli che fornisco sempre delle scelte, del resto"
David avrebbe ripreso la moneta al volo tra l'indice e il pollice, per poi avvicinarla alle labbra di Melanie, appoggiandola su di esse. Da lì a poco un bacio avrebbe sfiorato la stessa moneta, seguita da un ultimo sussurro:
"Credo tu abbia appena fatto scacco alla regina, ma siamo ancora in gioco, Tzimisce"
David le sorrideva.
La luce si accendeva.
Quell'idillio d'ombra spariva letteralmente in un istante. La mano attorno al collo di Melanie si sarebbe stretta per un tratto fino al punto da muoversi altrove.
I passi lenti, pesanti, David si avvicinava a Myriad.
"Testa di cazzo, ora dobbiamo rigirare la scena, le prese stanno al piano di sotto. Non te l'hanno detto giù? Vai da Caius, fatti dare un cappuccio e un cornetto che poi dobbiamo riprendere le riprese. Facci finire, quì"
La luce si accese.
Le ombre svanirono.
La privacy era un concetto del tutto estraneo a una persona come Miryad, pensai divertita. Peccato, avevo trovato quasi divertente quel minishow.
L’unico segno visibile della nostra discussione era un sorriso cremisi e ossidiana tatuato sul palmo della mano di David. Il discorso era appena iniziato.
"Ciao Miryad!" trillai allegra salutandolo con la mano "Come stai? Ho saputo che la vostra missione è andata bene, sei arrivato proprio al momento giusto" dissi avvicinandomi per abbracciarlo "Purtroppo non ho una sigaretta da offrirti, magari David ne ha una" dissi guardando verso il ragazzo prima di tornare verso il prigioniero semifuso alla sedia "Potremo prenderci una pausa tra una domanda e l’altra" dissi mentre la mia mano sinistra affondava lentamente nel cranio dell’uomo e la sua testa si reclinava appena all’indietro.
All’indietro la testa si reclino di Myriad per giardare alle sue spalle. Notando i due, si alzo agilmente con un colpo di reni, intimidito dai passi pesanti indietreggiò fino al muro porgendo le mani avanti con ancora in pugno la pistola in segno di difesa e con voce tremolante “o mi spiace, scusa Dèvid, non mi avevano avvisato. Vedendo la luce spenta non ho pensato ci fosse qualcuno qui dentro, non ho fatto apposta” chiude gli occhi proteggendosi il viso a lui molto caro e di importanza insostituibile. Un abbraccio. (Demenza ???? su se stesso calma e affetto)
Un sospiro di quiete.
“Ciao Melanià che bello vederti, spero di non averti disturbato” riapre gli occhi “sto bene dai sono un po acciaccato e indecente dall’ultima ripresa, non pensavo fosse cosi dura rispetto a un set fotografico; Dèvid c’è andato giu pesante nel recitare ed eccomi qui versare in queste condizioni. Approposito” sporse la testa al di la di Melanie per guardare David “Grande Dèvid i miei complimenti hai recitato in maniera impeccabile, vacci piu piano la prossima volta, sono ancora nuovo nel settore.“
Rivolgendosi nuovamente a Melanie “quel bastardo mi ha fatto cagare addosso quando gli ho dovuto parare il pugno con la fronte, ancora un millimetro e mi avrebbe rovinato la cariera, menomale che è un film e spero sia venuta bene la ripresa”
Passó una mano tra i capelli la sua bellezza e la sua fisicità erano fantastiche nonostante il sangue sull’addome, in fronte e la camicia strappata.
“Si se hai una siga Dèvid la prendo volentieri, e se prendete una pausa ci mangiamo qualcosa”
^ma cosa stanno girando qui? Sarà una scena horror! Quel manichino fa paura sembra vero! Ma che schifo ci sta affondando una mano dentro la testa? Quasi quasi mi passa la fame! No aspetta, ho molta piu fame?^
Il capo del giovane Lasombra si voltava, quasi dolcemente, verso Melanie alla quale mormorava:
"Folle è l'uomo che parla al tempo. Stolto chi gli presta ascolto."
Sbuffava col respiro, rivolgendosi nuovamente verso Myriad.
"Sembra che mi abbiate scambiato per mio fratello, gliele rubo sempre appena posso. E' più come dire..."
Compiendo qualche passo verso la scrivania, buttando un'occhiata verso Melanie. Una volta giunto al tavolo, si sedeva sulla poltrona di fronte. Il pomello del cassetto: tirato, ne estraeva un legnoso scrigno, contenente numerosi sigari cubani disposti in fila in ordine pressochè maniacale.
"...un'abitudine per scambiare qualche parola. Piccoli segnali, abitudini che hanno valore solo per chi le compie."
Con la mano sinistra prendeva uno dei tanti sigari, con la destra una ghigliottina tagliasigari d'argento puro, con iscritta la corona Lasombra.
*CLICK*
David tagliava la parte superiore, estraendo infine un accendino Dupont degli anni '70 del '900, accendendolo. La stessa mano sfiorava quella che sembrava un pulsante.
[[Tot successi Diff 7 potrebbero far cogliere a Melanie o Myriad tale cosa. David sta richiamando Caius, un Ghoul che ripete compulsivamente "KappuccioKornettoKappuccioKornettoKappuccioKornetto" per esprimere qualsiasi cosa. Era un cane da guardia e toglieva dalle palle persone fastidiose nel caso fosse necessario. Il pulsante era un modo per richiamare la sua attenzione...]]
"Winston Churchill fu uno dei più devoti fumatori di questa marca, 'Romeo Y Julieta', così mio padre. Così...Qualcuno che osò volare talmente in alto da finire nell'abisso da lui stesso creato."
Lo scrigno, aperto, ruotato verso il Vampiro. Ne osservava i tratti, sconsolatamente più rilassati. David era all'erta, la calma era sintomo proprio di tale condizione, inevitabile per via della soggezione e dell'inconsapevole potere che quel dannato avesse. Melanie aveva accennato e David voleva capire.
"Gradiresti, Myriad?"
Da lì a breve si sarebbe rialzato per riavvicinarsi a Melanie.
Al piano di sotto, un urlo...
"...KAPPUCCIOKORNETTOH?----"
Estrassi la mano dal cranio del malcapitato e controllai lo spalto alle unghie, più per abitudine che per preoccupazione.
Tornai a guardare Myriad con fare divertito "Effettivamente perdere un bel faccino come il tuo sarebbe stato davvero un problema, la mia mamma per farmi passare il dolore mi dava i baci sulle ferite" mentre David tagliava e sistemava i sigari io mi portai l’indice alle labbra, ci diedi un bacio e glielo passai sulla fronte, facendo rimarginare la ferita "Meglio, Myry?" chiesi storpiando anche il suo nome.
Sciolsi l’abbraccio e tornai a dedicare le mie attenzioni al prigioniero, accarezzandogli dolcemente il capo, nonostante le mie mani affondassero ben oltre il cranio.
"Il vostro caro bersaglio si nasconde nel mondo dei morti. Dovrete organizzare una gita nelle shadowlands per trovarlo e catturarlo... ahh, l’amour, l’amour, toujour l’amour: lui e Marianna sono lì e se volete sperare di prenderli dovete raggiungerli, l'unico modo per riuscirci è costringere un necromante a portarvi lì... fate saltare in aria Seattle" proposi divertita lasciando in pace la mia vittima "per salvarsi la vita la sua unica possibilità è oltrepassare il confine della morte stessa" dissi mentre cercavo in tasca.
Mi appoggiai al retro di uno dei divanetti presenti e tirai fuori una pipa di giada dall’aria orientale, finemente lavorata e decorata "Che ne dici, Myriad? Ti piace l’idea di una scena così epica?" lasciai lenta,ente uscire il fumo dalla bocca osservando i piccoli vortici che si creavano davanti al mio viso.
I miei pensieri vennero interrotti da una bestia urlante che irruppe nella stanza urlando "Cappucciocornetto" in maniera compulsiva, cosa che mi fece particolarmente incuriosire "Bene, bene, bene" dissi squadrandolo "Stavamo giusto sentendo un languorino... perché sei venuto a mani vuote anziché portare qualcosa da sorseggiare?" chiesi avvicinandomi a lui, mentre soffiavo fuori uno sbuffo di fumo "Non è bene lasciare gli ospiti a bocca asciutta" chiesi prima di fargli segno di sparire e sbrigarsi. Il mio uso di Dominazione ultimamente appariva più come un ascendente che come un vero comando, era un uso che avevo affinato con il tempo, per mantenere meglio il personaggio.
"Ora..." dissi girandomi di muovo verso David "Gli infernalisti vogliono portare la gehenna, per farlo evocano immensi spiriti del sangue per risvegliare gli antidiluviani e tirare fuori schifo dall’abisso. E Sascha è uno che l’abisso lo conosce davvero, davvero bene" sorrisi e sbuffai di nuovo un po’ di fumo.
”Qual è la prossima domanda?" chiesi sorridendo candida mentre riportavo la pipa tra le labbra.
Il vile infante incuriosito da praticamente tutto guardava David intento nella preparazione dei sigari, ascoltava le sue parole come per fare un aria di chi conosce le argomentazioni piu disparate e che non si stupisce piu di nulla.
Era entrato nel personaggio nulla era piu importante delle prosime parole che avrebbe elargito come risposta a David, una sola parola poteva definire per semre il rapporto che da li in avanti avrebbe avuto con il suo interlocutore.
Melania si avvicino disse qualcosa gli tocco la fronte, Myriad non se ne accorse ma non lo fece notare girandosi ugualmente verso di lei dicendo “Ahm” ripuntando subito lo sguardo verso David.
Lo sforzo e la attenzione furono tali che involontariamente attivo auspex e quando l’accendino fece fuoco..........................................
...Un lungo silenzio catturò Myriad accecato dal bagliore mentre Melanie finiva il suo discorso.
“L’uomo piu felice della terra saprebbe usare lo specchio come un normale specchio, vale a dire che guardandoci dentro vedrebbe se stesso esattamente comè. Cominci a capire Guadagno”
Le parole inaspettate echeggiavano nella stanza
“Quante volte hai guardato non contenta del risultato!
Cio che succederà laggiu sarà la conseguenza di cio che questo riflesso che sei ha compiuto innumerevoli volte, mentre le psicotiche scelte dell’Amato si abbatteranno violentemente su chi l’ombra fiancheggia.”
Cosa stava succedendo chi è Myriad?
“L’anticipazione del fuoco viola scatenerà l’insolito che ripetendosi romperà la crepa.”
I pugni erano appoggiati al tavolo, in piedi ricurvo su se stesso a fissar l’ardere del petrolio.